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Claudio Rinaldi racconta Gianni Brera

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Incontro con il direttore della Gazzetta di Parma Claudio Rinaldi. Al centro della serata la figura di Gianni Brera.

Gianni Brera raccontato dal direttore della Gazzetta di Parma Claudio Rinaldi. Giovedì sera la conviviale del Rotary Salsomaggiore ha avuto come protagonisti il giornalismo e il grande Gianni Brera. A parlarne Claudio Rinaldi, grande conoscitore di Brera.

Dopo i saluti introduttivi del presidente Francesco Maini, alla presenza dell’assistente del governatore Giovanni Pedretti, Rinaldi ha presentato la figura di Brera. «Io faccio il giornalista perché folgorato dalla prosa di Brera, che aveva uno stile unico, con un lessico forbito ed armonioso – ha rivelato il direttore della Gazzetta – . L’ho conosciuto nel 1985 a Monterosso. Avevo 16 anni ed ero andato lì perché sapevo che vi trascorreva le sue vacanze ed ero riuscito ad incontrarlo».

Poi ha riassunto le tappe della carriera di Brera. «Nasce nel 1919 nella bassa pavese in una famiglia povera. È l’unico tra i fratelli a studiare e mostra da subito una propensione alla scrittura. Finita la guerra va a lavorare alla Gazzetta dello Sport, dove cura la rubrica sull’atletica leggera, poi da Parigi racconta il Tour de France vinto da Coppi. La Gazzetta dello Sport arriva a vendere un milioni di copie – racconta Rinaldi – . A soli 30 anni diventa direttore ed inizia ad applicare la sua idea di giornalismo. Nasce così la critica sportiva». Brera è famoso per i neologismi e i soprannomi coniati che ancora oggi usiamo: «Ha inventato tantissimi termini del gergo sportivo, soprannomi che usiamo ancora oggi e tanti neologismi. Ad esempio, la parola intramontabile che oggi è nei vocabolari è stata coniata da lui». Poi Brera, stanco di occuparsi degli aspetti amministrativi che competono al direttore, passa al Giorno: “Qui crea la redazione sportiva e inizia a far scrivere gli sportivi. Diventa molto popolare, tutti leggono i suoi articoli ed è stato stimato che la sua firma valesse 40 mila copie. Qualcosa di impensabile oggi”.

Nella sua carriera ha poi lavorato al Guerin Sportivo, di nuovo alla Gazzetta dello Sport, al Giornale con Montanelli e, infine, a Repubblica. Muore nel 1992 in un incidente stradale.